La vita nelle casere
I fabbricati rurali di Chisalizza/Kisalica furono costruiti sul finire dell’800 ma, con molta probabilità, già prima esistevano in loco modeste costruzioni per il ricovero del bestiame. La graziosa cappella dedicata a Sant’Agostino fu benedetta nel 1934 e ripristinata nel 1983, a seguito del sisma.
I proprietari delle casere, in maggioranza di Pradielis, si recavano in Chisalizza verso la fine di aprile. Le famiglie si spostavano al completo portando con sé i bovini, pecore, capre e qualcuno anche i maiali. Gli animali non venivano fatti pascolare, ma lasciati in stalla.
A Chisalizza mancano sorgenti d’acqua. Ogni casera era perciò dotata di una cisterna che raccoglieva l’acqua piovana dalle grondaie del tetto. Inoltre, in prossimità della chiesetta fu costruito in forma collettiva un acquedotto che recuperava l’acqua piovana dal terreno a monte del manufatto e la convogliava all’interno dello stesso.
In casi di prolungata siccità, gli abitanti delle casere si recavano a prendere l’acqua in località “Ta za Kucjon” (dallo sloveno dialettale Kucej che significa cima montana tondeggiante) a quota 1260 m slm dove sgorga una piccola sorgente oppure scendevano verso Musi.
In primavera il villaggio alpino contava circa 40 persone che rientravano in paese alla fine di settembre, ma alcune famiglie si fermavano fino alla prima neve.
Non c’era un fabbricato destinato a latteria: ognuno produceva il formaggio nella propria casera con il sistema turnario. Venivano preparati anche il burro e la ricotta.
Vicino ai fabbricati rurali ogni famiglia possedeva dei campetti. Vi coltivavano patate e fagioli: i risultati erano ottimi sia come qualità che quantità. Alcuni si recavano in pianura a scambiare questi prodotti con il granoturco.
Gli abitanti delle casere si dedicavano anche alla coltivazione di piante da frutto quali meli, peri, susine e ciliegie e alla raccolta delle fragoline di bosco e dei lamponi.
L’attività agricola in Chisalizza continuò con alacrità fino a metà degli anni ‘50, poi diminuì gradualmente fino a scomparire negli anni ‘70.
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