È composta di sei quadri di legno, ciascuno con due scene dipinte a tempera.
Ogni scena è corredata da una didascalia nel dialetto sloveno del Torre. I quadri sono accostati a due, come le pagine di un libro aperto. Lo stile è quello della miniatura che fiorì nell’Alto Medioevo, soprattutto nei monasteri dove si “illustravano” libri liturgici, messali, testi sacri. Si può subito notare che la rappresentazione della Via Crucis di Villanova è disposta “a rovescio”, da destra a sinistra.
Ciò può assumere due significati: 1) il credente non si conforma, pensa e vive controcorrente rispetto al mondo; 2) la vita è sofferenza, ma la sua chiave di lettura parte dalla Risurrezione.
Le scene della Via crucis sono 12 perché le tre cadute di Gesù sono raccolte in una sola stazione, la quinta. Sullo sfondo di questa scena c’è la città di Berlino, simbolo del muro di ostilità che divide e di ideologia che contrappone interessi generando pregiudizi e diffidenza.
Al posto della deposizione di Cristo è rappresentata la discesa di Cristo agli inferi, verità peculiare della teologia di Aquileia che propone una visione ecumenica della salvezza. Con la morte di Gesù, la salvezza è offerta a tutti e tutte le nazioni, razze, lingue e culture vengono riscattate.
La Via Crucis si conclude con la rappresentazione di una strada: è la strada della vita che riprende dopo la
morte. È attraverso la morte che c’è la risurrezione.