Oggi l’organo si trova magnificamente restaurato tanto in sede di sonorità che meccanica, un’opera di grandissimo impegno portata a termine dal maestro Gustavo Zanin di Codroipo.
L’organo è una realizzazione relativamente precoce di Nacchini, l’ottantaquattresima opera, del 1743 (la scritta originale è visibile tutt’oggi sull’assicella sopra la tastiera) e possiamo collocarla nel primo terzo della produzione del maestro. Da quanto si può dedurre dalle scritte all’interno dell’organo, questo fu fabbricato per la località di Farra d’Isonzo, quindi trasferito a Cormons, da dove agli inizi del XX secolo fu traslocato a Lusevera e qui inaugurato nel 1933.
L’organo è intonato alla maniera non uniforme del Riccati e la pressione dell’aria al mantice è piuttosto bassa, caratteristica della scuola italiana: ne deriva il tono delicato, nobile, elegantemente vocale.
All’organo Nacchini siamo tenuti a eseguire il repertorio del rinascimento e del barocco italiano: quale magnificenza se pensiamo che in questo periodo l’Italia era maestra d’Europa sia nel campo della pittura che della musica!